Il calcolo dei fabbisogni per la vite, destinata a produzioni di alta qualità, necessita di conoscenze profonde sulle soglie di stress. Sono molti gli indicatori fisiologici che, dopo decenni di pratiche, possono essere incorporati in fattori di correzione da applicare al consueto calcolo dell’evapotraspirato effettivo da restituire al vigneto. Di seguito vedremo passo passo come calcolare e programmare l’irrigazione a goccia.

Uniformità prima tutto

L’elemento più importante quando si opera con irrigazioni di alto profilo tecnico è l’uniformità di distribuzione, questo permette di restituire la medesima quantità di acqua a tutte le piante e di avere effetti positivi diffusi nel vigneto. I gocciolatori autocompensanti Netafim nei modelli Uniram/Uniwine e Dripnet/Dripwine soddisfano questo prerequisito. Bisogna ricordare che l’obiettivo di una buona irrigazione è la creazione di una striscia bagnata uniforme che raggiunga il cuore dell’apparato radicale capillare, questo permette alle radici di trovare sempre una zona nel bulbo bagnato ricca di acqua e di ossigeno. Diventa molto importante decidere ogni quanto irrigare, ovvero quanti giorni intercorrono da un'irrigazione all’altra. L’obiettivo deve essere quello di mantenere la pianta in uno stato idrico minimo e il terreno in condizioni vicine a quelle ideali (ovvero vicino alla capacità di campo se si monitora questo stato del suolo).

A dinamiche complesse rispondiamo con calcoli semplici

Il calcolo dei millimetri da restituire parte dalla rilevazione dell’evapotraspirato potenziale dell’areale in cui si trova il vigneto. Questo valore va corretto con il Kc o coefficiente colturale che simula il fabbisogno dalla vite in una data fase fenologica (tabelle FAO). A questo punto avremo definito il fabbisogno della coltura in piena restituzione, a questo valore applichiamo un coefficiente di deficit (Krdi) che riduce ulteriormente l’apporto tenendo conto del fatto che la vite usa l’acqua con altissima efficienza e che alla carenza idrica risponde chiudendo parzialmente gli stomi e continuando a fare fotosintesi. Quindi restituire poca acqua ma spesso per non perdere continuità idrica nel suolo e mantenere la pianta in uno stato idrico minimo funzionale a supportare l’attività fotosintetica.

Facciamo un esempio pratico

Proviamo a simulare un caso di un vigneto con obiettivi di produzione di alta qualità con sistema di irrigazione a goccia capace di restituire 1mm/ora di irrigazione, in una giornata estiva e in fase di invaiatura. Il calcolo è il seguente: Ete = (Et0 x Kc x Krdi) dove Ete rappresenta i millimetri giornalieri da restituire al vigneto e si ottiene moltiplicando i millimetri di evapotraspirato Et0 (per es. 5mm/giorno), presi da centralina meteo o da servizio meteo regionale, per il coefficiente colturale Kc (per es. 0,6 in invaiatura) e per il coefficiente di deficit idrico controllato Krdi (0,25 in invaiatura), entrambi coefficienti noti in letteratura a reperibili su testi e siti web dedicati. Il risultato è 0,75 mm/giorno di fabbisogno idrico. Se immaginiamo di irrigare ogni due giorni, avremo accumulato un fabbisogno di 1,5 mm da restituire che corrispondono a 1,5 ore di irrigazione.

Programmare un calendario irriguo

Applicando questo calcolo ai dati agrometeo storici possiamo stilare un calendario irriguo e applicarlo in bilancio idrico con la pluviometria. Significa che se piovono più di 5 mm li considereremo come apporto positivo alla coltura. Questo eviterà che il suolo si saturi e permetterà al suolo di essere ricettivo anche con eventi piovosi straordinari come le recenti bizzarrie climatiche ci hanno abituato.

30 aprile 2021 — Tania Pesalovo