Con quasi 1 milione di ettari coltivati, il mais è la coltura foraggera più importante in Italia. I moderni ibridi, frutto di un lungo processo di selezione e miglioramento genetico, possono raggiungere rese elevate, ma hanno fabbisogni idrici molto alti.

Secondo un recente studio Istat, l’irrigazione del mais in Italia consuma annualmente 2,4 miliardi di metri cubi d’acqua, circa il 21% del volume destinato all’agricoltura. Sono ancora diffusissimi metodi irrigui poco efficienti come lo scorrimento superficiale e l’infiltrazione laterale, utilizzati sul 30% delle superfici italiane e il 50% di quelle della Pianura Padana.

La siccità invernale e primaverile del 2022 ha determinato numerose criticità nella gestione delle risorse idriche destinate all’agricoltura, che diventano sempre più limitate e preziose. L’assenza di precipitazioni, inferiori del 42% rispetto alla serie storica, ha causato un deficit di apporti idrici di 6 miliardi di metri cubi, con forti conseguenze sui livelli della falda freatica e sul ricarico dei corpi idrici superficiali. Alla luce di questi fenomeni, destinati ad aumentare a causa dei cambiamenti climatici, l’ottimizzazione delle risorse idriche diventa un tema di importanza cruciale. In questo articolo analizzeremo e compareremo i tre metodi irrigui utilizzati sul mais per valutarne i vantaggi agronomici e l’efficienza irrigua ed energetica.

 

Scorrimento

Il metodo di irrigazione a scorrimento, uno tra i più antichi, viene effettuato riversando l’acqua derivata da un canale adacquatore all’interno di un campo in leggera pendenza. Lo spagliamento dell’acqua crea un velo sottile che percorre tutta la sua superficie del suolo, portandolo a saturazione. Al termine dell’adacquamento, l’eventuale acqua in eccesso viene raccolta in un canale colatore. Se il canale adacquatore si trova in una posizione sopraelevata rispetto al piano campagna, l’irrigazione a scorrimento può essere effettuata utilizzando la sola forza di gravità con sistemi a paratoia. In caso contrario, il dislivello tra il pelo libero dell’acqua e il campo dovrà essere colmato utilizzando una pompa accoppiata a un trattore.

Si tratta di un metodo semplice che non richiede particolari installazioni o macchinari, non necessita di acqua in pressione e, se eseguito a gravità, ha un costo energetico nullo. L’irrigazione a scorrimento ha però diversi svantaggi, primi tra tutti gli elevati volumi utilizzati e la bassa efficienza irrigua, che secondo la letteratura si aggira intorno al 40-50%.

Un recente studio dell’Università degli Studi di Milano ha dimostrato che su suoli drenanti i valori di efficienza possono risultare anche più bassi, con valori di appena il 15-30%. Infatti, una volta raggiunta la completa saturazione del suolo, tutta l’acqua in eccesso viene persa per infiltrazione in falda (percolazione). Altri svantaggi dell’irrigazione a scorrimento sono l’erosione e la perdita di struttura del suolo (a causa del passaggio della massa d’acqua), la lisciviazione dei nutrienti (a causa dell’elevata percolazione) e le elevate oscillazioni di umidità del terreno, che prima degli interventi risulta molto ridotta e prossima allo stress idrico e in seguito agli interventi troppo elevata.

Aspersione

Con il metodo di irrigazione ad aspersione (o a pioggia), l’acqua viene distribuita al campo attraverso irrigatori e cade dall’alto sottoforma di gocce, simulando le precipitazioni naturali. Le macchine più utilizzate per colture di pieno campo come il mais sono i rotoloni (sistemi autoavvolgenti), i rainger e i pivot. L’aspersione necessita di condotte di acqua in pressione e prevede l’utilizzo di gruppi motore-pompa per il funzionamento dell’impianto, con costi energetici variabili a seconda del metodo utilizzato.

Rispetto allo scorrimento, l’aspersione utilizza volumi d’acqua più ridotti, ha un’efficienza più elevata, di circa il 70-80%, e non richiede particolari sistemazioni del suolo. Necessita tuttavia di investimenti iniziali piuttosto elevati e su suoli con struttura labile può determinare fenomeni di erosione e perdita di struttura a causa dell’azione battente delle gocce. Inoltre è altamente influenzata dal vento, che può portare a notevoli perdite di efficienza a causa dell’evaporazione, oltre a disuniformità di distribuzione elevate.

 

Irrigazione a goccia

L’irrigazione a goccia è il metodo con efficienza irrigua più elevata, pari al 90-95% se si utilizza ala gocciolante in superficie e prossima al 100% in subirrigazione.

Questa tecnica offre inoltre notevoli benefici agronomici per la coltivazione del mais. La bagnatura localizzata e le basse portate di esercizio permettono di mantenere l’umidità del suolo molto vicina alla capacità di campo, condizione ottimale per lo sviluppo vegetativo della pianta, e di evitare fenomeni di erosione e lisciviazione.

L’assenza di stress idrico mantiene la pianta in ottimo stato di salute, aumentando la resistenza alle malattie fungine e garantendo la produzione di granella salubre e di qualità con un numero minore di trattamenti.

Inoltre, tramite la fertirrigazione, è possibile fornire nutrienti in modo localizzato e dilazionato nel tempo, senza bisogno di entrare in campo, così da soddisfare al meglio i fabbisogni di azoto, fosforo e potassio in tutte le fasi fenologiche. L’insieme di queste condizioni permette di raggiungere rese molto elevate, con produzione di granella per ettaro fino a 18-20 ton/ha.

L’irrigazione a goccia su mais può essere effettuata utilizzando ali gocciolanti monostagionali, che garantiscono un'elevata flessibilità delle rotazioni, la riduzione della diffusione dei patogeni presenti nel suolo e l’assenza di costi di stoccaggio. Il modello più adatto per questo tipo di applicazione è StreamlineTM X, ora disponibile anche in versione Regen (Scopri di più). In alternativa, è possibile utilizzare la tecnica della subirrigazione, che prevede l’interramento di ali pluristagionali a circa 40 cm di profondità. Gli impianti di subirrigazione sono molto longevi (15-20 anni) e si adattano molto bene a tecniche di agricoltura conservativa come le minime lavorazioni. Le ali gocciolanti per subirrigazione devono avere uno spessore elevato (>1 mm) e gocciolatori resistenti all’occlusione, come DripNetTM AS. La tecnologia Antisifone (AS) impedisce l’ingresso di particelle di suolo all’interno del gocciolatore, garantendone un perfetto funzionamento anno dopo anno.